Nota: Questo articolo è nato da una mia news pubblicata qui.
Il punto
Il “problema”, se così lo vogliamo chiamare, sta nel fatto che le Pubbliche Amministrazioni quando devono dare un incarico professionale per opere pubbliche in materia di edilizia, gestione del territorio e via dicendo si rivolgono sempre a liste di profesisonisti, mentre per gli incarichi del settore ICT questo non avviene. Sembra quasi che questo settore sia appannaggio solo di ditte esterne che forniscono sia l’hardware che il software di cui, di volta in volta, la PA ha necessità .
Io non metto in dubbio la professionalità di tali aziende, ci mancherebbe altro, ma mi chiedo come mai ci sia questa differenza di trattamento tra gli incarichi, come dire, «standard» (edilizia & C.) e le nuove tecnologie, le quali, specialmente negli ultimi anni, hanno un ruolo sempre più rilevante nella funzione di avvicinare le PA al cittadino.
Mentre per fare una strada ci vuole un «professionista» iscritto ad un Ordine Professionale, per gestire i dati anagrafici dei cittadini se ne può fare benissimo a meno!
Alcune proposte
Daniele Mercadante mi segnala che questo problema lo sta affrontando il Comitato di coordinamento delle commissioni degli ordini provinciali dell’ingegneria dell’informazione (CNII – Comitato Nazionale Ingegneri dell’Informazione) www.inginformazione.it con l’obiettivo di far riconoscere l’attività dell’ingegnere dell’informazione nella PA e non solo. Anche l’Ordine degli Ingegneri di Cosenza si è fatto promotore di questa proposta. Secondo il CNII «L’obiettivo che si vuole raggiungere è che il libero professionista diventi “garante” della PA e dell’azienda al fine di avere soluzioni hardware/software di qualità elevata e funzionanti per non assistere più agli sprechi visti che hanno prodotto dei danni sulle persone. Chi è iscritto ad un Ordine professionale deve rispondere al codice deontologico e rispettare una metodologia di lavoro».
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