Così come in una squadra di calcio ogni ruolo è ben definito e non sovrapposto ad altri, così anche nella società civile gli ingegneri dell’informazione possono e debbono avere un ruolo (molto importante) nello sviluppo economico e sociale del paese, cinghia di trasmissione tra chi produce tecnologia e chi ha interesse ad utilizzare al meglio quella tecnologia, sia nella Pubblica Amministrazione che nel settore privato. L’obiettivo della comunicazione e che questo ruolo appaia a tutti per la sua convenienza in termini economici e in termini di efficacia/efficienza.
Dobbiamo parlare direttamente ai nostri concittadini e, poiché fa più notizia un uomo che morde un cane piuttosto che un cane che morde un uomo, dobbiamo portare sostegno alla nostra tesi, puntando sul «sensazionale». Dobbiamo parlare di cio che fa piu male.
Sappiamo tutti che non sono state nemmeno descritte le attività alle quali gli ingegneri dell’informazione (o più generalmente i consulenti ICT italiani) sono chiamati e devono attenersi, né quali fasi di un progetto informatico devono essere realizzate (ci stiamo lavorando con gli Ordini di Modena, Verona e Pavia). Ne consegue che non è nemmeno possibile stabilire se un comportamento sia stato scorretto o meno, se vi sia responsabilità civile o professionale.
Viene meno il principio della terzietà , della equidistanza tra fornitore e committente. Viene meno la efficacia del sistema acquisito con la convinzione errata di un risparmio. Assistiamo ogni giorno a situazioni in cui il committente, pubblico o privato che sia, nel tentativo di un facile risparmio si rivolge direttamente al fornitore di computer o di elementi di rete. In questo modo il committente perde la capacità di controllare ciò che sta acquistando, l’aderenza alle sue necessità , la corretta installazione ed il buon funzionamento. I risultati, spesso, si mostrano agli occhi di tutti sottoforma di sistemi inefficienti, ma piu spesso si nascondono nelle pieghe dei bilanci sotto forma di denaro buttato al vento.
Il nostro obiettivo è dimostrare che la presenza di un consulente ICT (ingegnere nel mio caso, nda) in un ruolo terzo aumenta le garanzie di ottenere un buon risultato.
E per queste ragioni che invito tutti a contribuire alla redazione di un dossier che renderemo pubblico e che raccolga esempi di «bad practices» di realizzazioni ICT, addebitabili a errate interpretazioni dei bisogni, cattivi o inesistenti progetti, mancato collaudo, inadeguata identificazione delle risorse umane necessarie, inadempienze di norme sicurezza e privacy. «Bad practices» che hanno procurato grave danno economico e lasciato i bisogni insoddisfatti.
Raccogliamo informazioni su questi aspetti (ognuno sui casi di cui si è a conoscenza) corredate da supporto documentale con nomi e date. Fatemi avere le storie di insuccesso e costruiamo il nostro «cahier de doleances».
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