L’impressione che ho, quando sento le notizie dei radiogiornali è che ci sia una volontà ben precisa di bombardare l’ascoltatore per indurre le conseguenze della cosiddetta “information overload”, ossia il sovraccarico da informazioni.
Esistono decine di libri su questo argomento e sui subdoli effetti sull’uomo. Tutti sintetizzano il concetto che noi esseri umani, dato che abbiamo una quantità limitata di risorse cognitive, limitiamo inconsapevolmente la capacità di prendere decisioni razionali. Meno risorse cognitive possiamo dedicare a prendere una decisione, minore diventa la nostra capacità di prendere una decisione razionale.
Qual è dunque l’obiettivo di chi ci bombarda di informazioni, spesso inutili? Senz’altro quello di automatizzare i nostri comportamenti, per indurre azioni non meditate, non valutate accuratamente, che scattano semplicemente perché sono “le prime che ci sono venute in mente” oppure perché sono “quelle che abbiamo fatto tante volte in passato” oppure “perché quelli attorno a noi si comportano così” e tante altre possibilità che hanno in comune una cosa: la mancanza di un vero processo decisionale consapevole.
Insomma, si ha la tendenza a rimanere “legati” ad un’idea che ci siamo fatti sulla base di informazioni preliminari, anche quando evidenze successive contraddicono quell’idea iniziale.
In questo modo le informazioni che riceviamo all’inizio del “bombardamento” sono quelle che poi perdureranno nella nostra mente come “valide” e tenderemo a memorizzare le nuove informazioni che confermano la nostra
convinzione. Le informazioni che la contraddicono, per quanto numerose o autorevoli, diventeranno più difficili da considerare.
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